Verso il punto di non ritorno

(da una chat)

in realtà il crollo è stato graduale, lo sentivo venire già da metà agosto

mancava solo quel ditino nella piaga per fare il resto

anzi, non per fare il resto, ma per evidenziare quanto era in lavorazione dentro di me

il fatto è che da tempo ho capito che ci si regge soltanto sui propri piedi, che la solitudine è benefica, che aderire a me stessa è quanto di più desideri nella mia vita

e infatti procedevo, mi pareva, abbastanza bene: alle prese con il lavoro e con gli affetti mi muovevo con agilità e a mio agio, senza dimenticare che c’erano i giorni difficili ma con la certezza di affrontarli e superarli ad ogni modo

nell’ultimo periodo invece ho ricominciato a rimuginare

a pensare al non detto, al non fatto, a sentirmi monca

a provare paura e, ciò che è peggio, a non voler averla

ho provato fastidio nel rivedermi bisognosa

di certo c’è che anche prima avevo un malessere che però sentivo poco, o forse cercavo di gestire senza andarci tanto in fondo

[…]

però sento la spinta in un’altra direzione

vorrei avviare un progetto ambizioso che abbia come materia prima proprio il processo di ricostruzione, ostacoli compresi, evoluzioni comprese: te ne avevo già parlato, forse, ma si tratta di metterci la faccia per sensibilizzare sugli argomenti che conosciamo, attraverso la scrittura e l’arte

il progetto è piuttosto complesso, ci penso da diversi mesi ma prende sempre il sopravvento la vita quotidiana, il lavoro, etc,

così l’ho sempre lasciato da parte

ora sento che è il momento di buttarmi

ma ho anche molta paura

a detta di un amico è la paura di lasciare il percorso conosciuto verso uno misterioso ma molto stimolante

e sì, penso sia proprio così

questo fine settimana vorrei incontrare una persona con cui posso sviluppare una parte del progetto

e forse è tutto questo a spaventarmi

è la consapevolezza di avere tanta forza

di poter trasformare la mia vita e quelle degli altri

attraverso un percorso che non contempla la possibilità di tornare indietro

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