Le debolezze, ahi, sono uno specchio atroce se le guardi con gli occhi nudi. Ho conosciuto un assassino e non dimenticherò mai uno solo dei suoi gesti e dei suoi comportamenti, in fondo così normali. E continua a sorprendermi la leggerezza con cui l’ho giudicato pur di non uscire dalla normalità che si respirava nel gruppo di amici che frequentavamo. E ogni volta che penso alla vittima, che conoscevo, mi sento anche un po’ colpevole. Ma è una colpa orgogliosa, credere di aver avuto la remota possibilità di cambiare il corso del fiume. Provo anche un certo imbarazzo perché talvolta ho desiderato con intensità di commettere un crimine e non so come mi sono fermata. Mi spaventa un po’ la mia disponibilità, seppur soltanto teorica.