Scrittura come conoscenza di sé

bambina che legge libro sull'alfabeto

Sabato 20 aprile ho partecipato a un laboratorio di scrittura autobiografica tenuto da Antonio Zulato, insegnante di filosofia e membro del Comitato Scientifico del L.E.D. (Laboratorio di Educazione al Dialogo) di Trento; Esperto in Metodologie Autobiografiche (Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari). Ci sono arrivata grazie a Mariangela Cauduro, counselor e volontaria dell’associazione Donna Chiama Donna.

È stata davvero un’esperienza illuminante e stimolante da tanti punti di vista. Ogni parola e gesto di Zulato traspariva passione per il pensiero – e personalmente mi ha fatto decidere definitivamente cosa studiare quando tornerò all’università: filosofia. Il laboratorio offre fondamentalmente la possibilità di avvicinarsi a sé per conoscersi attraverso la scrittura della propria storia. Per me è stata occasione di conferma e approfondimento di alcune cose che faccio già, ma soprattutto di apprendimento di risorse che fin da subito mi hanno regalato uno sguardo inedito sulla mia vita.

Prima di tutto ci siamo presentati, sia i partecipanti che il docente, raccontando:

  • come mi chiamo
  • chi sono
  • cosa faccio
  • perché sono qui (nel laboratorio, non nel mondo! anche se…)

Ogni presentazione era spunto di riflessione da parte di Zulato: che cos’è la bellezza? e l’ozio? cosa significa scrivere di sé? Dalla consapevolezza al dolore, dalla condivisione alla riconciliazione, passando per la comprensione dell’importanza delle parole – ad esempio la differenza tra fare e agire, tra apprendere e sapere. Ho preso tanti appunti ma sono tutti da sviscerare con calma e cura, nel dettaglio!

Il primo esercizio che abbiamo fatto è stato così semplice da risultare terrificante per alcune persone: scrivere a getto continuo per 15 minuti, senza sosta. In seguito ognuno ha raccontato la propria esperienza, ha letto un brano di ciò che aveva scritto e Zulato l’ha commentato. Questo esercizio è stato decisamente facile, per me, anzi ci ho preso gusto e mi è dispiaciuto fermarmi.

Il secondo esercizio consisteva nel sottolineare le parole chiave del testo che avevamo scritto, differenziandole a seconda del periodo della vita a cui le associavamo: infanzia, giovinezza, maturità. Alcune parole potevano appartenere a più periodi, ovviamente con un’accezione diversa. Poi le abbiamo trascritte su un foglio, dividendole per periodo della vita e cercando una “parola-sintesi” per ognuno di essi. Infine abbiamo cercato la sintesi delle sintesi. Grande è stata la mia sorpresa nell’apprendere che le mie parole associate all’infanzia sono prevalentemente positive e quelle della giovinezza, invece, prevalentemente negative e distruttive. La maturità è promettente, questo sì!

C’è un compito da fare a casa: trascrivere ogni parola su un quadernetto che ci ha dato Zulato, una parola per pagina in modo da lavorarci sopra appena ne abbiamo l’occasione e parlarne al prossimo incontro, che si terrà l’11 maggio.

Nel terzo esercizio, infine, abbiamo scritto per alcuni minuto ascoltando musica classica. Tutta un’altra storia! A quel punto le diverse sensibilità erano forti di riconoscimento e ci sono state non poche rivelazioni e liberazioni. Molto emozionante.

Nei prossimi giorni riporterò qui miei testi e le parole chiave. Ne vedremo di belle!

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