Quando sia in difficoltà, signora, pensi ai miei cani

Che giornate strane.

che cosa sono le nuvole

Lunedì una continua montagna russa di sensazioni e emozioni. Mi sono svegliata con un fastidioso raffreddore, tosse e tanto freddo; dopo un po’ di riposo ho cercato di fare qualcosa al pc, ma mi venivano gli attacchi di fame e mangiavo di tutto; nulla era abbastanza buono da tenermi su, e arrivava la stanchezza. C’erano anche, di sicuro, gli arretrati da smaltire della settimana scorsa, mezzo esaurimento nervoso. Con le ultime forze ho chiamato il centro di disturbi alimentari (ho l’impegnativa da un mese ma non trovo mai nessuno o non trovo il tempo io per chiamare), e mi hanno detto di richiamare a gennaio, subito dopo l’epifania. Mi sarei mangiata una grigliata da sola, dopo quella telefonata. Sono tornata a letto sotto il piumone, in fase calante dell’umore. Poi mi sono ricordata del mio medico di base, che l’ultima volta mi ha salutata dicendo “quando stia male, signora, pensi ai miei cani”.

Il mio medico di base è differente: lui dà spiegazioni, non sono io a dover chiederle. Se le chiedo risponde con estrema chiarezza e pazienza, fugando ogni dubbio con racconti esaurienti e coinvolgenti. Racconti, sì, perché oltre a usare esempi e metafore, fa analogie mediche con episodi realmente accaduti nella sua vita (o almeno questo mi fa credere!). Quando dovevo fare il test della metacolina, per appurare se fossi asmatica, me lo spiegò così: “signora, se io comincio a insultarla lei probabilmente reagirà a seconda della sua indole, ci sono persone che reagiscono subito e altre che ci mettono più tempo, altre che non reagiscono mai… ecco, con la metacolina aggrediamo i suoi bronchi, è come insultarli per vedere quanto sono schizzinosi.”

Qualche settimana fa sono passata da lui per aggiornarlo sui risultati di alcuni esami e per chiedergli che cosa potevo fare per stare meglio. Mi sentivo affaticata, spesso giù di morale e abbastanza in ansia, e in particolare mangiavo come una scalmanata appena ne avevo occasione, quando ero da sola. Gli ho detto che sapevo qual era la radice di tutto ma che a volte mi sfuggiva la gestione dei momenti difficili, che inevitabilmente si ripresentano e si ripresenteranno. Allora mi ha raccontato la storia dei cani – per la seconda volta, a dire il vero, ma solo questa volta l’ho davvero appresa. Lui ha paura dei cani, se deve andare in visita domiciliare presso un paziente che ha un cane, prima gli chiede di rinchiudere il cane, poi entra. È una paura che ha elaborato razionalmente, ma che rimane e va gestita. Così, mi ha detto, ci sono sensazioni e situazioni spiacevoli che non potrò evitare e che mi causeranno disagio; con la ragione potrò analizzarle e capirle, ma le emozioni rimarranno. L’unica cosa da fare è gestirle, cercare di creare un contesto favorevole e, in caso di crisi, chiedere aiuto. Alla fine della visita ero più tranquilla, avevo l’impegnativa per il centro di disturbi alimentari, e la rassicurante stretta di mano del medico che mi diceva, appunto: “quando sia in difficoltà, signora pensi ai miei cani”.

Quindi pensando ai cani del mio medico, alla fine, mi sono alzata di nuovo: dovevo trovare il modo di non lasciarmi sprofondare nel malessere, il raffreddore era forte ma volevo se non altro rispondere alle ultime mail o emettere le fatture di novembre. E ho trovato una bella sorpresa nei messaggi di Facebook, una di quelle cose che non ti aspetteresti mai: un biglietto per un concerto di pianoforte al Teatro Comunale di Vicenza (Bruno Canino e Antonio Ballista suonavano Debussy). L’ascolto del più longevo duo pianistico italiano mi era offerto niente meno che da Luigi Borgato, costruttore di pianoforti. L’ho interpretato come un premio alla mia volontà di non arrendermi e di darmi da fare, anche per ottenere un risultato modesto.

Il giorno dopo, martedì, l’ho passato interamente a letto, il raffreddore mi aveva presa in ostaggio e ormai non combinavo granché, nemmeno le cose piccole. Per cui mi sono decisa per il lusso: regalare al mio corpo il tempo per rimettersi in sesto. Con l’obiettivo di stare bene per andare al concerto a fine giornata. E ci sono riuscita: il corpo sta meglio, il concerto è stato meraviglioso, il costruttore di pianoforti è una persona deliziosa.

Da oggi riprendo a lavorare gradualmente. Non posso pretendere di fare tutto ciò che vorrei, ma affronto, una per volta, le cose importanti. Sta funzionando. Ci sono sempre i miei cani e io ho sempre paura, cerco soltanto di non avere paura della paura.

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