Le mamme, la rete. Più asfissiante di così…

Si ricomincia: un po’ alla volta tutti tornano dalle ferie, riparte il solito trantran, le corse per lavoro. Riparte anche il Momcamp, o almeno così sembra: chi chiede se faremo qualcosa alla Blogfest, chi dice che bisogna prenotare la sede per quello di Roma. E io che penso soltanto “basta, non ne posso più di mamme, momcoaching, barcamp…”. E non è recente, questo desiderio, saranno almeno due mesi che rimando l’azione definitiva. Alla fine mi decido e comunico al resto della squadra che non parteciperò più a questi eventi.

Inizialmente accettai la proposta di Domitilla di partecipare al MomCamp nella squadra di organizzazione solo perché c’era un rimborso spese, importante per me perché dovevo spostarmi parecchio e con due bimbe al seguito. Lei è una cara amica a cui voglio bene, ma non avevo tanta voglia di immergermi in iniziative legate al web proprio quando cercavo di allontanarmene, tantomeno sull’argomento maternità, per me molto spinoso. Comunque mi parve di intravedere la possibilità di infiltrarmi fra le mamme del web e lanciare discorsi impegnativi, pensavo di usare il Momcamp come megafono per trattare argomenti che ritenevo urgenti.

Una volta iniziato il lavoro mi fu chiaro perché non avevo mai frequentato i siti e i forum per mamme: sono tutte monotematiche, sdolcinate, stomachevoli, amanti dell’ironia e la battuta facile, se la cantano e se la suonano solo perché femmine che hanno partorito (come se fosse chissà quale conquista, lo fanno tutti i mammiferi). O si lamentano come casalinghe disperate o sembrano strafatte di Prozac da quanto sono sorridenti e piene di cuoricini e fiocchi rosa nei loro cari blog. E tutte convinte di essere originalissime e diverse dalle altre – ad esempio mi faceva ridere il nome del sito “Vere Mamme”, che suggerisce, in modo abbastanza esplicito, che tutte le altre sono false.

Insomma, dopo un po’ decisi di introdurre elementi di discordia all’interno del blog del Momcamp, per avviare un dibattito che avesse un minimo di sostanza, quindi invitai alcuni miei conoscenti controcorrente a scrivere (ad esempio Auro, in tono scherzoso, o Marco Cavalli, con ragionamenti molto articolati e duri). Niente: o c’erano battutine o rifiuto totale. Poi durante il Momcamp fu chiaro come la maggior parte degli argomenti trattati rientrassero in ciò che amo chiamare “il bricolage della maternità”: pannolini lavabili vs. usa e getta, e-commerce delle mamme, mamme che mettono su un sito (capirai che evento), ammennicoli per rendere più semplici le operazioni di base della puericultura (tipo lo strano strumento per non far entrare lo shampoo negli occhi)…

Fu allora che pensai di colpire di nascosto, usando un linguaggio simile a quello delle adorabili mammine della rete (mi illudevo di poterlo usare per essere comprensibile), e così creai il tumblr Mammachepalle, nome nato grazie ai siti Mammacheclub e Mammacheblog (che, naturalmente, non digerisco). L’idea era prendere in giro indistintamente le mamme che mi piacevano e quelle che non mi piacevano, per vedere se così reagivano. No, nemmeno così. Battutine, sì, ma nessuna che si chiedesse che cosa c’era di vero nella critica (se c’era), nessuna si metteva in discussione. Molto presto mi stancai.

Fin qui tutto sembra a posto, niente di nuovo sotto il sole, solite dinamiche, la rete è così, ecc. Invece non c’è una cosa che sia a posto. Ho aperto Mammachepalle perché non avevo le palle per espormi e dire le cose apertamente: che le mamme in rete mi fanno pena, che la rete stessa è triste e banale, tutta questa ansia di appartenere a un gruppo, quale che sia, è patetica (lo so perché l’ho vissuta in prima persona, patetismo compreso). Perché in parte non volevo rinunciare al MomCamp, che dopo ho scoperto fonte di contatti potenzialmente utili per lavoro. Perché una parte del mio lavoro si svolge proprio in rete e così mi gioco, probabilmente, diverse occasioni – a parte non essere più alla guida del MomCamp, in realtà mi è passata la voglia di lavorare nel web in generale, sono piuttosto nauseata. Perché pensavo di annunciare Mammachepalle più avanti, con più lavoro fatto, anche se sentivo che era pericoloso, che stavo fingendo per l’ennesima volta, che rischiavo di essere falsa (e lo sono stata) e di non saper più distinguere fra realtà e finzione. Perché sono abituata a fare le cose in segretezza, in tutti gli ambiti della mia vita.

Sono stanca. Sono stanca un po’ di tutto, ma per quanto riguarda il Momcamp e dintorni, sono stanca delle mamme della rete, che credono di essere speciali solo perché usano il pc per dire le stesse cose che dicevano le nostre nonne, giusto con una parola inglese ogni quattro italiane per fare più chic e più geek. Sono stanca anche di essere mamma, e so che non sono l’unica a sentirmi così ma in pochissime lo ammetteranno. Non so nemmeno quanta voglia ho di continuare, ormai sono qui, ho due figlie, mi si spezzerebbe il cuore a vederle tristi ma io la maternità in parte la rifiuto.

In poche parole: non so cosa farmene di me, della maternità, delle mamme online (e offline), del web in generale.

E ciò che è peggio: tutto questo è normalissimo. In tanti mi diranno che non c’è niente di strano a fare un tumblr anonimo di critica a un determinato gruppo, ce ne sono tanti in rete, si fa spesso così. Tanti altri diranno che infatti ogni tot mesi il web provoca un po’ di nausea se lo si frequenta molto, basta fare una piccola dieta lontani da Internet e poi si ritorna freschi e buoni (non vi ricorda il Sert? ma no, non può essere dipendenza, questo è il web, il futuro, la democrazia digitale, blabla blabla). E infine tante mamme diranno in coro che è vero, a volte si è un po’ giù, ci si stanca dei figli, ma se vedi i loro sorrisi, che tenerezza, che meraviglia, ci vogliamo tutti così bene. Quindi finisce che sono io la persona sbagliata, tutti sono normalissimi. E forse è proprio vero: più vedo le cose che non vanno (non solo sul web) e più mi rendo conto di quanto si tratti di uno status quo che non cambierà, che sono io a dover scegliere: o mi adeguo o vado altrove. Finora mi sono adeguata e pure adagiata. Ma mi sento sempre di più un pesce fuor d’acqua. È il momento di fare qualcosa: come primo passo mi sono tagliata fuori dai social network, ora dico addio al Momcamp. La mia maternità, invece, richiederà tanto lavoro e tanto tempo, tutta la vita.

57 commenti

  1. Non mi sento di entrare nel merito del post, perchè non conosco le tematiche di cui parli, non al punto da poterne ricavare un commento utile… ma al di là del discorso delle mamme in rete, molte di quelle dinamiche si trovano praticamente ovunque (bisogno di far parte di un gruppo, a prescindere, resistenza alla critica, etc).

    Detto ciò, mi fa piacere rivederti. Mi era dispiaciuto molto non ritrovarti più su FF, eri una persona con cui era un piacere interagire 🙂

  2. dici a me che fare la mamma non è l’unico scopo della vita? io non vedo l’ora di tornare a lavorare 🙂
    forse “faccio peccato” [rido]

  3. Saranno gli ormoni 😉 ma è come se questo tuo post desse in parte voce a molte sensazioni che ancora non riuscivo a esprimere… Ho quasi pianto, ma quelli son di sicuro gli ormoni 🙂

  4. @Semerssuaq Andremo all’inferno in tante, allora.

    Mariela, que te vaya todo bien, siempre, y que seas feliz por ti misma. Es el mejor deseo que se me ocurre, todo lo demás me suena superficial.

  5. La cosa curiosa è che oggi “mom” sembra un tag, un’appartenenza a un gruppo, come dire, una riserva indiana, un contenitore minoritario che avanza in un mondo dove vige la necessità di reinventare questa professione naturale per renderla compatibile con tutte le professioni artificiali che sono diventate le vere protagoniste del moderno. Se posso esprimere un’opinione del tutto spassionata, debbo dire che l’esperienza visiva della genitorialità oggi è terrificante, specie nella proliferazione di servizi organizzati di animazione bambini e baby sitting che rappresentano le raffigurazioni più inquietanti della debolezza crescente dell’adulto. Ho visto bambine costringere i padri a comprare vestiti da sposa in miniatura in negozi abusivi gestiti da cinesi, feste di compleanno organizzate “a catena di montaggio” in coloratissimi campi di prigionia dove qualsiasi nas avrebbe fatto chiudere il locale per attentato alla salute infantile, immigrati proporsi come “padri ready made” per quarantenni deluse e appena toccate dal rintocco dell’orologio biologico. Non so se il mondo inverterà la rotta. Una cosa è certa, l’idea di etichettare la maternità e di metterla in rete mi disturba, mi sa di respirazione artificiale. Penso che il mondo reale debba orientarsi verso una concezione della maternità come fatto normale, che non necessiti di sovraconnessioni per trovare una sua identità.

  6. quoto tutto, tranne la decisione di tagliarsi fuori. ho pensato milioni di volte le cose che dici, tra strazianti sensi di colpa per il retaggio di un’educazione che credevo appartenesse solo al passato. non ho mai usato l’anonimato, non ne sono capace (ovviamente questa cosa mi ha esposta a un sacco di problemi, nel tempo). poi mi sono detta che il fenomeno esiste, e non puoi negarlo. puoi decidere di fare qualcosa dal di dentro o uscirne.
    in bocca al lupo.

  7. Ciao
    ti ho letta ma mai commentata. Sono abbastanza d’accordo sulle mamme blogger: le leggo perché sono curiosa, ma le trovo autoreferenziali, in parte. Soprattutto capisco la nausea da internet, e i momenti di scazzo. Mi pare però che uno sia scazzato verso quel figlio, perché ha un carattere così, non verso la maternità in quanto concetto generale. O sbaglio?
    Ti capisco, anche a me sono toccati momenti così, di depressione.
    Un abbraccio

  8. capisco e provo anch’io tante delle cose che dici, e ti preferisco quando parli con il cuore, allo scoperto, e non con la bile nell’anonimato, cosa che non invitava certo a mettersi in discussione ma solo a lasciarti perdere. Proprio molte di quelle stesse cose mi hanno spinto in rete, e ora la nausea, sì, viene, ma sento ancora di avere una battaglia da combattere. Mi sono anche beccata una bella citazione qui di cui ti ringrazio, ma ti prego, vuol dire che non hai proprio visto questo: “Vere nel senso di autentiche, diverse, semplici e sincere. Perché quando si tratta di cercare delle risposte, non esistono certezze assolute e metodi infallibili ma (..) sempre tanti MA.” il punto era proprio il contrario, spingere tutte senza distinzioni a interrogarsi su se stesse e lottare per quello che si vuole, quindi essere persone vere.
    e ora mi è toccato fare una cosa che è il massimo dell’autorefenziale, ma mi sarebbe dispiaciuto molto ridurre una mia idea, in cui credo molto, a una battuta. mi rendo conto che il nome si tira l’equivoco, ma accetto sempre volentieri di chiarirlo e perchè no gioco anche un po’ sulla provocazione. detto ciò mi associo all’in bocca al lupo e spero che tu presto stia meglio di come ti sento qui – e sappia seguire fino in fondo le cose che davvero vuoi.

  9. A me piace sempre andare controcorrente… dal tuo post la prima cosa che sembra emergere è la tua condizione di disagio, un’insoddisfazione di base legata alla tua intimità.
    Le mamme “mammifere”, e come tu le descrivi, non penso che siano cambiate molto nel tempo. Piuttosto sono cambiati i mezzi con cui si tira avanti la baracca (internet compreso). Niente di particolarmente nuovo, ma questa è la vita e a me piace.
    Io sono tra quelle mamme che hanno realizzato un sito web e ciò ha dato lavoro a me e adesso lo darà ad altre mamme , quindi non mi è sembrata affatto un’impresa inutile né una perdita di tempo. Più concreto di così?
    Mi rimarrà solo un dubbio, adesso, visto che sei stufa delle rete, mi aspetto, per coerenza, che chiuderai anche il blog altrimenti sarà “tutto chiacchiere e distintivo”…

    • Non capisco perché dovrebbe chiudere il blog, tanto meno capisco il motivo di questa tua sorta di “sfida”.
      Penso che sia normale che certe cose diano la nausea quando si fanno troppo spesso, ma capisco ancora di più che ci siano momenti di stanchezza in cui si vorrebbe chiudere col mondo intero.

      Sono momenti che, più o meno spesso, passiamo tutti e che ritengo molto, molto utili… soprattutto una volta che la stanchezza è passata: passata la tempesta è più facile vedere che cosa era veramente stabile dentro di noi, che cosa vale la pena di lasciare in piedi. Magari il dialogo con altri internauti/e è una cosa da salvare, con toni e modi che più riteniamo nostri.

      E credo, in tutta sincerità, che questa voce sia molto molto importante che rimanga in piedi, perché mi pare lucida e autocritica (forse un po’ troppo dura con se stessa a volte… ma credo, come ho detto prima che in parte questa asprezza fosse dovuta al momento di stanchezza) abbastanza da portare uno sguardo diverso, da mettere sul tavolo una porzione di puzzle forse un pochino meno romantico ma altrettanto vero ed importante per conoscere la maternità per ciò che essa è, e non solo per ciò che vorremmo fosse (e che magari per certe mamme è davvero… nessuno lo nega!)

      Attraverso internet questa voce può raggiungerne molte altre e condividere un punto di vista che forse spesso resta taciuto; ma rappresenta l’altra faccia di essere mamma che per quanto non si voglia vedere c’è, e ritengo giusto e utile che ci sia.

  10. Finalmente ho capito chi mi aveva sbeffeggiato in rete per via dei miei cuoricini e del mio intervento medio-penoso del MoM.
    Anni fa c’erano pochi blog ed era relmente una novità. Ora siamo 1000, probabilmente monotematiche ecc, ma diventate volenti o no un fenomeno sociale.
    Io non scrivo tutti i giorni sul mio blog, perchè in effetti a volte mi chiedo cosa ci sia di nuovo in quello che scrivo e lo faccio solo se ritengo di dare realmente informazioni utili a chi naviga on line.
    Se sei stata spinta ad un’autocommiserazione tale significa che hai davvero bisogno d’aiuto e chissà che non ti serva il mondo delle blogger per uscirne, o magari per entrarci con un’ottica positiva?
    Se hai bisogno sono qui! Un abbraccio. Giuliana/Una Mamma

  11. Condivido parte del tuo post, parte no. Diciamo che Mamma che palle era un po’ troppo bilioso (ma io un post l’ho scritto sulla cosa e mi sono presa il mio avere quando ho osato dire che mi faceva ridere…).

    Non sono venuta al Mam camp per molte delle cose che hai scritto tu, non mi sono piaciuti alcuni interventi sul blog del mam camp che dovevano essere provocatori ma a me sembravano essere solo fintamente provocatori (e non è così che spingi una mamma a prendersi meno sul serio ;-).

    ho aperto il mio blog prima di avere una figlia e alla fine sono stata messa nel calderone perché parlo anche di lei (sono una del gruppo delle ironiche, a volte anche di quelle che si piangono addosso, credo ;-)) essere nel calderone ha aumentato la mia visibilità e non lo nego ma trovo che l’etichetta di mamma blogger (ho aperto un secondo blog per quello perché mi sentivo troppo stretta in quei panni) mi stia molto stretta. non ho voglia di fare gruppo – ma ho trovato alcune singole persone davvero simpatiche, non mi interessa guadagnare da panzallaria o altri blog ma desidero divertirmi, raccontare le mie avventure di mamma ma anche no.

    comincio a non poterne più di certe discussioni sui blog di mamme che trovo vuote di senso (altre invece mi fanno pensare, ma di solito sono quelle che poco hanno a che fare con l’essere madre sul web!) e capisco perfettamente il tuo punto di vista.

    secondo me mamma che palle poteva essere un’idea carina se invece del sarcasmo spesso violento, avessi usato una sana e pungente ironia.

    perché diciamolo: qui se no ci si prende troppo sul serio e a volte scende una catena che a me verrebbe voglia di sparire in un nuovo anonimato (senza prole).

    questo post è splendido e io davanti a te e al modo che hai avuto di raccontare il tuo punto di vista mi inchino.

    bravissima

    con apprezzamento
    panzallaria

  12. Piesse: non chiudere. Si può essere tante cose e non è necessario per forza confrontarsi con le etichette. Sii quello che vuoi nel web.

    I punguli e i dubbi sono sempre necessari

  13. Mah, sono perplessa, non sapevo di questa scissione all’interno del momcamp, ero fuori da tutto. Scusa se mi intrometto nel tuo blog per la prima volta.

    Ho passato l’estate a disintossicarmi dal web. ero in ostaggio dei miei due figli, e non avevo tempo per scrivere. perché per me web è soprattutto scrittura e comunicazione. Lo è da 11 anni, molto prima di diventare mamma. Ho visto nascere ‘riserve indiane’ agli inizi di internet in italia, fatte di ‘siti per donne’, ‘siti per appassionati di calcio’ ‘siti per appassionati di viaggio’ e ‘siti per studenti’, poi sono arrivati i blog, e via un fiorire di blog di maniaci del poker online, di giardinaggio, fans di hello kitty… non trovo nulla di strano nei ‘blog di mamme’, sono solo un’altra categoria presente all’interno del web, che ne è pieno.

    mi verrebbe da dire: è l’indicizzazione, bellezza!

    sul senso di nausea nei confronti del web in genere condivido, è addictive e io spesso ho bisogno di staccarmi. altrimenti vengo fagocitata, e lo stesso posso dire per il mio blog. ho pensato spesso di chiuderlo, soprattutto adesso che ho superato una fase difficile della maternità, per ora. so che me ne aspetteranno tante.

    è così, nessuno ti avvisa di ciò che ti aspetta quando diventi madre, ma parlarne a me ha aiutato. e non so quali blog di mamme conosci tu, ma quelli che frequento io non sono del genere ‘quanto sono felice a dover rinunciare a mille cose perché sono mamma, e che bello stare sveglia tutte le notti perché poi lui ti sorride e tutto è più bello’, non potrei sopportarli, cioè non li sopporto proprio.

    l’ironia invece no, a quella non posso rinunciare, l’unico modo per non prendersi sul serio. e il web è pieno di persone che si prendono troppo sul serio.

  14. Premessa: odio leggere, sentire pronunciare, scrivere l’espressione “Mamme 2.0”. Mi ci trovo dentro, ma non mi riconosco in nessuno stereotipo mammesco, sia on che off line. Anzi, i miei aspetti mammeschi li ritengo poco attraenti e poco “cool” (mi passi l’inglese?). Ho aperto un blog perché rappresentava un modo veloce e comodo di parlare a qualcuno non avendo il tempo di farlo al di fuori dei pisolini pomeridiani dei miei figli. Ma non parlo di pannolini. Anzi, spesso mi trovo a censurarmi perché vorrei affrontare altri argomenti, ma ho perso il mio anonimato e c’è la privacy da rispettare. Il mommy blogging è nato come un fatto tecnico (indicizzazione) e poi è diventato comunità e quindi marketing. Se vissuto in modo consapevole, senza fare Alice nel paese delle meraviglie, può offrire delle opportunità alle persone.

    Personalmente non mi sento speciale né mi sento un esempio per gli altri. So cosa non voglio essere e non cerco modelli di maternità ai momcamp (per altro ho partecipato solo al Mam). Avrei preferito di gran lunga leggere un post come il tuo sul mommy blogging piuttosto che quella provocazione che ho trovato più offensiva che satirica. E sai perché offensiva? Perché piena di stereotipi misogini. Non sembrava scritta da una donna. Ora che so chi sei ci sono rimasta un po’ male.

    Ti auguro di trovare la tua strada verso una maggiore serenità, ma non dare la colpa ai blog se ti senti stanca di una certa immagine di maternità. I blog sono solo delle scatole, tanto quanto le riviste, la televisione e le chiacchiere al bar.

  15. Che dire? Non mi piace mai quando si “fa di tutte le erbe un fascio”. Per carità, esistono su web siti di mamme che possono non piacerti(anche se mi sembra strano che non ti piacciano quelli che apro io!…;o)…..), ma non credo che siano tutti uguali o tutti ugualmente da catalogare come pallosi o inutili. Come dice ItMom, la rete aiuta proprio a “fare gruppo”. Dove sta il problema? Se uno non vuol far parte di un gruppo, deve solo “avere le palle” per tirarsi fuori.
    Non so… Io credo che come in tutte le categorie umane anche tra le mamme si possa salvare qualcosa. O no?
    Esistono mamme che in rete hanno trovato la forza di superare dei problemi, hanno stretto delle amicizie… Certo ci sono anche siti di mamme noiosi, o di cui non si condividono i contenuti, ma “il mondo è bello perché è vario” (o avariato, fa un po’ tu!) e il web non è da meno.
    Mi firmo, perche’ vedo che son loggata con un nick di mio marito!
    Ciao, Jolanda

  16. Pingback:scriversi addosso « alebegoli

  17. Ebbene sì. C’è chi non ha niente di meglio da fare che parlare di pappe e pannolini. Ancora peggio, c’è chi non ha niente di meglio da fare che sparlare di chi parla di pappe e pannolini.

    Se l’argomento non ti interessa, clicca altrove. Il mio dubbio è che queste mamme così dolci ed innamorate dei propri figli ti facciano sentire un tantino inadeguata…

    Ma la colpa non è certo loro. Forse dovresti chiedere aiuto ad un professionista.

  18. Questo elitarismo intellettuale ormai è noioso!

    Gli header coi glitter luminosi, i blog tutti rosa e i cuoricini, la sdolcinatezza, l’ingenuità, la voglia di apparire, i discorsi sciocchi… sono mille volte più sinceri e apprezzabili della determinatezza nello sfruttare tutto e della sicurezza di essere un gradino sopra gli altri e di avere solo da insegnare.

    Ebbene sì: qua tra la plebe ci si diverte a parlare di cacche di bambini, di parenti che rompono, di animaletti di plastilina e di maglia e uncinetto, e si prende la vita alla leggera. Ma non si usano gli altri, non si fa business con tutto, non ci si prende troppo sul serio e si cerca di utilizzare questa grande opportunità di socializzazione per divertirsi, e non per crearsi un altro lavoro dopo il lavoro, o per “avviare dibattiti con un minimo di sostanza”.

    Scendi dal piedistallo e vieni in mezzo alla plebaglia, scrollati di dosso un po’ di polvere e di pesantezza, passa dal bianco e nero ai colori, e vedrai che c’è da divertirsi anche per te 🙂

  19. Dipende molto da come ci si inserisce e come ci si pone, secondo me. Far parte di un gruppo ed esserne inglobate cedendo la propria identità in cambio di un tag sono due cose fondamentalmente diverse.
    Giustissima la scelta di lasciare il MamCamp se ne provi una certa pena. Giustissimo lo sfogo, sicuramente uno spunto di riflessione per tutte.

  20. Il sentimento di claustrofobia nei confronti di cose o persone capita a tutti prima o poi. in genere dipende da una delusione, di solito profonda. evidentemente il web, e il web delle mamme, non ti ha dato o non t sta dando in questo momento quello che ti aspetti.
    vuol dire che lo devi cercare altrove, o che la relazione fra te e le altre persone in questo momento si è bloccata.
    la colpa però non sta sempre e solo da una parte.
    sicuramente le blogger non hanno reagito come tu avresti voluto ma le reazioni degli altri non sono controllabili.

    io non ho niente contro gli sfottò, io stessa uso l’ironia e l’autoironia (anche se il concetto di ironia è molto soggettivo, sicuramente ci sono persone che non mi trovano affatto ironica, quando me ne sono accorta quasi cadevo in depressione, poi me ne sono fatta una ragione)

    mammachepalle non era male. trovo che un sito di presa in giro sulle mamme non possa che fare bene a tutti.
    la presa in giro è fondamentale. e poi dimostrava che comunque le blogger erano tante, se ci si poteva permettere di prenderle in giro.
    una volta ho trovato un sito che prendeva in giro gli appassionati di crochet, era pazzesco, e mi ha fatto capire che la comunità del crochet è molto forte sul web. come dire in giro c’è di tutto.
    ma attenzione perché se nella presa in giro ci metti l’astio fa male a tutti. l’ironia è uan cosa leggera, che magari scava al vetriolo ma lo fa facendoti ridere. so di cosa parlo, perché in un momento di rabbia mi sono sfogata scrivendo delle cose di cui mi sono pentita, e non mi ha fatto sentire meglio liberarmene scrivendo.
    le persone devono reagire, ma a cosa?
    non certo alle mie frecciatine trasversali, poco dichiarate, meglio avrei fatto a dirgliene quattro in faccia, non certo a un tumblr di cui non conosci l’autore, ma è chiaro che è uno dell’organizzazione.
    quando qualcuno scrive o parla mi chiedo sempre, perché lo fa? cos’ha in emnte? e anche qual è il tono giusto per rispondere? (è la base dell comunicazione e non lo devo spiegare a te che sei del mestiere). in quel caso non si capiva.
    ma hai detto bene. l’hai scritto perché non avevi le palle di scrivere un post come questo, che invece è vero e profondo.
    e come vedi le reazioni le stai avendo.
    ti auguro ogni bene e di trovare la tua strada con serenità

  21. capito qui per caso, per un messaggio di veremamme, e mi ritrovo in molto di quel che dici. e spero non sembri un controsenso rispetto al blog che periodicamente aggiorno.

    preciso: sento anche io claustrofobia quando mi si mette in un insieme, figuriamoci nell’insieme delle “mamme”. per 33 anni sono stata solo “io”, figuriamoci se gli ultimi 4 mi hanno cambiato al punto dal soffocare quel che c’è stato prima!
    per esempio mi sento più cinefila che mamma. anche mamma, eh, perbacco, non foss’altro per la voglia che ho sempre di tornare a casa dal lavoro dalle due pesti. l’ansia di appartenere al gruppo però nun la sopporto mica tanto.
    semplicemente mi diverte scrivere, lo faccio per lavoro e non mi spiace farlo anche di sera, quando non esco e non sono troppo stanca.
    a volte scrivo articoletti in giro, altre volte sto mio “diario” idiota. lo faceva mia nonna su carta e noi nipoti ci divertiamo ancora a leggerlo ancora oggi. Cosi io scrivo le mie bojate e penso che Pik e Giacomo si divertiranno a rileggerlo quando saranno grandi.
    capiranno un po’ più di se stessi e della loro mamma. non so, forse è perchè io la mia mamma l’ho persa “presto” e mi sarebbe piaciuto avesse tenuto un diario. l’avrei sentita più vicina, adesso. boh.
    poi concordo che spesso sti diari, il mio in mezzo a tutti gli altri, finiscono per essere noiosi e autoreferenziali, diocenescampieliberi. però che importa? la gente può non leggere, e va bene cosi…
    con simpatia! elisabetta.

  22. capito qui per caso, per un messaggio di veremamme, e mi ritrovo in molto di quel che dici. spero non sembri un controsenso rispetto al blog che periodicamente aggiorno.

    preciso: sento anche io claustrofobia quando mi si mette in un insieme, figuriamoci nell’insieme delle “mamme”. per 33 anni sono stata solo “io”, figuriamoci se gli ultimi 4 mi hanno cambiato al punto dal soffocare quel che c’è stato … prima!
    per esempio mi sento più cinefila che mamma. anche mamma, eh, perbacco, non foss’altro per la voglia che ho sempre di tornare a casa dalle due pesti, la sera. l’ansia di appartenere al gruppo però nun la sopporto mica tanto.
    semplicemente mi diverte scrivere, lo faccio per lavoro e non mi spiace farlo anche di sera, quando non esco e non sono troppo stanca.
    a volte scrivo articoletti in giro, altre volte sto mio “diario” idiota. lo faceva mia nonna su carta e noi nipoti ci divertiamo ancora a leggerlo ancora oggi. Cosi io scrivo le mie bojate e penso che Pik e Giacomo si divertiranno a rileggerlo quando saranno grandi.
    capiranno un po’ più di se stessi e della loro mamma. non so, forse è perchè io la mia mamma l’ho persa “presto” e mi sarebbe piaciuto avesse tenuto un diario. l’avrei sentita più vicina, adesso. boh.
    poi concordo che spesso sti blog, il mio in mezzo a tutti gli altri, finiscono per essere noiosi e autoreferenziali, diocenescampieliberi. però che importa? la gente può non leggere, e va bene cosi…
    con simpatia! elisabetta.

  23. Che dire, molto interessante e, pur dal di fuori, condivisibile.
    Credo che l’autoreferenzialita’ sia un problema piuttosto in molti ambiti, e che il web sia molto efficace ad accentuarlo. Nel digitale maschile come nel femminile 😀

  24. Peccato. Peccato che proprio chi riesce a muovere le acque lasci il campo. Non starò qui a dirti che mi ritrovo nel 90% delle cose che dici perché ho la sensazione che nessuno riuscirebbe a dirti una cosa in grado di illuminarti, non almeno da parte di chi si trova nella situazione di essere anche mamma.
    Confermi la mia sensazione. Ho cercato di descriverla questa mattina nel sito di Vere Mamme che a mio parere non conosci molto per come ne parli. Evito di ripetermi qui. In sostanza credo che chi potrebbe cambiare le cose è in minoranza e vedo anche che molti si arrendono.

    Sei una bella mente. Peccato.

  25. Meno male! a parte tutte le altre considerazioni che si possono fare, quando dico alle altre mamme che farei un secondo figlio solo se mio marito si facesse gravidanza, parto e allattamento, mi guardano come se fossi la più strana delle creature.
    Non siamo tutte uguali e basta saper distinguere.
    Vero è che, in un modo o nell’altro, un figlio è per una donna una specie di rivoluzione copernicana, che ci vincola e ci entusiasma al tempo stesso. Che nessuna madre puo’ far finta di essere quella di prima. Forse è questo, nel bene e nel male il filoconduttore comune.

  26. Anch’io, come molte altre, capito qui per caso. Non mi sono mai piaciute le generalizzazioni, credo che accomunare troppe persone sia mancare loro di rispetto. Ognuno di noi ha una sua testa, un suo modo di essere donna, mamma, papà, uomo, ragazzo, ragazza e quant’altro. Non condivido la parte del post “sono tutte monotematiche, sdolcinate, stomachevoli, amanti dell’ironia e la battuta facile, se la cantano e se la suonano solo perché femmine che hanno partorito (come se fosse chissà quale conquista, lo fanno tutti i mammiferi). O si lamentano come casalinghe disperate o sembrano strafatte di Prozac da quanto sono sorridenti e piene di cuoricini e fiocchi rosa nei loro cari blog. E tutte convinte di essere originalissime e diverse dalle altre”. Non penso che sia giusto mettere tutto in un gran calderone. Personalmente credo che la blogosfera sia un mondo interessante, che possa aiutare anche e semplicemente quale valvola di sfogo in momenti difficili, e un esempio, ma solo un esempio, è quello della maternità nei primi mesi: per me è stato così, e non ci vedo nulla di male

  27. conosco i blog di mamme da troppo poco tempo per poter realmente commentare. volevo solo dirti che questo tuo post mi ha fatto riflettere tanto. da molti giorni.
    buon viaggio,
    s.

  28. A mio parere ci sono diversi modi di vivere il web: si può esserne fagocitati o si può semplicemente usarlo. Sarebbe come arrabbiarsi con il vino perché ubriaca. In realtà non sta scritto da nessuna parte che se ne devono bere 6 litri al giorno quando un bicchiere invece può essere salutare.
    Confesso che no, non ho mai provato quello che esprimi: non mi sono immersa nel web abbastanza da detestarlo, non ho partecipato o organizzato eventi mammeschi da sentirmene intrappolata, etichettata o delusa, non sono mai entrata in Facebook. Scrivevo prima di essere mamma e ora che sono mamma, per tanti motivi, mi sono ritrovata a scrivere di maternità. Ma blog è solo uno dei tanti frammenti della mia vita.
    In bocca al lupo, spero che riuscirai a ritrovare i giusti equilibri.

  29. Mamma novizia della rete, mi sono permessa di commentare questo post sul mio blog. Copincollo di seguito il mio intervento.

    Stamattina avrei una decina di cose da fare in giro per casa. Il Musetto dorme ed io ho scelto di mettermi al pc e scrivere piuttosto che pulire il bagno, spazzare e lavare i pavimenti.

    Ieri pomeriggio, in una breve pausa al lavoro, mi sono imbattuta in questo post http://exploradora.wordpress.com/2009/09/04/le-mamme-larete-piu-asfissiante-di-cosi/ dove, per farla breve, una mamma esprime la sua contrarietà al pullulare di blog tenuti da madri lamentose, melense, facilmente ironiche, autoreferenziali, poco propense a vedersi prima come donne e poi come mamme e che si sentono wonderwoman solo perché hanno messo al mondo un bambino.

    La critica, del tutto legittima – s’intende – mi ha dato non poco da pensare. Innanzitutto perché in parte mi riconosco anch’io in un simile ritratto. Mi rendo conto di essere il più delle volte autoreferenziale, forse facilmente ironica, magari un po’ troppo lamentosa e sì, al momento, è vero, mi sento più mamma che donna. Mi chiedo, però, se tutto questo sia una colpa o un male.

    Ho aperto un blog tre anni fa quando non ero né mamma né moglie, l’ho aggiornato nei momenti in cui ne avevo bisogno, in cui avevo necessità di sfogarmi, di mettere nero su bianco quello che mi accadeva e in cuor mio speravo la cosa potesse interessare qualcuno (è ovvio che un diario virtuale non è mai solo per sé, altrimenti si tornerebbe al caro vecchio diario segreto) in modo da poter alimentare una socialità virtuale.

    Poi sono rimasta incinta e, benché desiderassi fortemente un figlio, ho avuto paura della trasformazione a cui la mia vita sarebbe andata incontro. Ho così cominciato ad appassionarmi ai racconti on line delle future mamme e di chi mamma già lo era. Seguire questi stralci di quotidianità ha avuto un effetto catartico e mi ha aiutato non poco sia durante i nove mesi di attesa che nelle prime difficili settimane post-parto. Ecco allora che non appena mi sono ripresa sia fisicamente che emotivamente, è venuta anche a me voglia di raccontare la mia maternità, ed ho riesumato il blog dandogli un nuovo nome, perché diventare madre mi ha davvero cambiato e mi ha consentito di mettere in discussione quello che ero, ciò che facevo e le mie priorità fino alla nascita del Musetto.

    Ho pensato che qualche mamma, o più in generale qualsiasi donna si fosse imbattuta in mammasidiventa, proprio come era successo a me con i blog di tantissime madri (un giorno mi piacerebbe riuscire a fare un censimento di tutti questi diari virtuali, perché sono davvero un’infinità), si sarebbe sentita un po’ meno sola leggendomi. E se questo è lo scopo della blogterapia (“blogoterapia” proprio non riesco a farmelo piacere!), allora ben venga l’autorefenzialità, l’umorismo spicciolo e le piccole lagne quotidiane.

  30. per caso anch’io, saltando da un blog all’altro. Io che sono un utilizzatore finale visto che di blog non ne ho e al momento non e’ che me ne sia venuta voglia. Anche perche’ non sono una precaria, non mi devo inventare quotidianamente, non mi serve una “fonte di contatti potenzialmente utili per lavoro”, vivo pure fuori dalle dinamiche italiane per cui momcamp e affini mi toccano pochissimo. Ho due figli ma ho anche altro, non mi frega granche’ di molte cose inclusi i pannolini l’allattamento e annessi e connessi. Sono fondamentalmente molto cinica e non ho paura anche a dire ad alta voce che pianterei tutto bambini inclusi e scapperei lontano quando mi girano. Cosa che capita puntualmente ogni settembre, guarda un po’. Mi diverto a leggere e a volte commentare i blog in cui vedo delle persone dietro. Di mamme incidentalmente, ma anche altri in generale, ad esempio quelli relativi al mio mestiere. Nella fattispecie Mammachepalle mi piaceva, e mi piace molto lo stile del tuo commento qui sopra, sarebbe stato bello scoprirti prima.

    Ah, e sul tuo commento, scusa ma devo fare un’analisi argomentativa, che non e’ nel merito ma nella forma: mi pare che etichettare in blocco le mamme in rete sia un ragionamento fallace, se non altro perche’, tecnicamente, anche tu sei una mamma e sei in rete. O sei nell’etichetta o non lo sei, e in entrambi i casi la tua conclusione non vale, per reductio ad absurdum 🙂

  31. Senti, avrai pur diritto di stufarti? Dai commenti che leggo pare che sia una fase, a volte strisciante e volte esplosiva, secondo me a fare il blogger ti ritrovi sempre categorizzato qui o lì e certo che impegnarsi per una cosa come il MomCamp, di cui sento parlare ma manco so cosa sia, significa che tu dietro al web per lavoro o per hobby ci stai comunque più di altri.

    Normale che si arrivi alla saturazione. Materna, blogghistica o altro.

    Fai un po’quello che ti va di fare, come avrai capito qui fuori c’è un sacco di gente che fa il tifo e a cui farebbe piacere continuare a leggerti, su quello che ti pare. Vuol dire che ci tocca tornare ogni tanto a vedere se ci sono evoluzioni.

    Ciao
    Barbara

  32. Mariela, ho appena commentato così su un altro blog che parlava di questo:
    “E’ vero: spesso nei gruppi di mamme (ma anche di amanti dei gatti, fan di un cantante, appassionati di fotografia) ci finiscono persono monotematiche e che “se la cantano e se la suonano”.
    Perciò, chi non è monotematica, dopo un po’ si stufa.
    Io l’ho imparato a mie spese.”

    Come vedi abbiamo usato le stesse parole. Un po’ come nelle mailing list dove ci siamo “conosciute” io e te, anche nei blog di mamme si parla sempre di mammitudine. E a me non va, perché io non sono solo donna, mamma (quello non ancora), fan di Sting, appassionata di foto. Mi viene il nervoso a sentire dibattiti lunghissimi sullo stesso argomento, qualunque esso sia, perché poi nascono i litigi, le ripicche, le gare tra chi si crede più bravo di qualcun altro. Nascono i fraintendimenti perché si è su un blog o su una mailing list e alcune persone ti giudicano in base a 10 righe di un messaggio di 100.
    No, non ci sto.
    Io mi sono allontanata da tutti questi “club” e scrivo sui miei blog. Scrivo quello che voglio. E se qualcuno mi giudica stupida o poco interessante, pazienza.

  33. p.s.
    Io mi sento sempre frustrata e “sbagliata” quando parlo di parità tra i sessi. Tanto sbagliata che posso parlanre solo sul mio blog, perché ormai le mie conoscenze in carne ed ossa sono quasi tutte (con l’eccezione di due o tre) calate nel classico modello di moglie-madre-serva.

  34. Pingback:Tanto per chiarire alcune cose - Tutto Doppio+1

  35. Il problema è che ogni cosa a dosi massicce provoca la nausea. Ogni cosa. Il lavoro. I figli. Un hobby. Un’amica. Tutto.

    Comprendo il tuo sfogo, ma nonostante i toni non credo che ti stiamo poi tutte così sulla palle. Dopotutto lo dici anche tu che con mammachepalle (tra l’altro scoperto solo ieri) “l’idea era di prendere in giro indistintamente le mamme che mi piacevano e quelle che non mi piacevano”. Significa che non ce l’hai con tutte le mamme-blogger, ma col fenomeno in sè. E i media non aiutano di certo, dai commenti mi sembra di capire che di questa cosa ne stiamo risentendo un pò tutte.

    Però non è denigrando il lavoro o le intenzioni degli altri che troverai una tua dimensione. Miseria, non ci sono regole scritte che ci obblighino ad allacciarci le une con le altre indistintamente, siamo così tante che un pò di selezione non solo è naturale, ma pure necessaria e positiva.

    Io personalmente non mi vergogno di ciò che il mio blog rappresenta, dei suoi contenuti, del suo aspetto. Mi sono incollata addosso l’etichetta di mamma di gemelli? E va beh, lo sono, che ci devo fare? La mia vita non è solo casa e figli, direi che non lo è per nessuno di questi tempi, ma trovo naturale che tutto ciò che faccio sia influenzato dal fatto che sono mamma. Perché ce l’abbiamo tanto con le mamme? Cosa ci ha fatto la nostra? Abbiamo paura di essere meno femmine? Abbiamo paura di esserci lasciate alle spalle la vita vera? Non so, ditemi voi.

    Per me si sta parlando troppo di sta cosa. Punto e basta.
    Godiamoci i nostri blog. O chiudiamoli, non so. Ma basta, basta parlarne in continuazione.

    Ci stiamo facendo del male con le nostre mani.
    Per certi aspetti, ha ragione chi dice che noi donne siamo troppo celebrali.

    Scusa se mi sono permessa.
    Ciao

  36. ho aperto il blog da pochi mesi (quando è uscito il mio libro). l’ho chiuso a inizio luglio per le vacanze, riaperto a fine agosto e in questi giorni già pensavo: che siamo in troppe. che diciamo tutte le stesse cose. che poi arriva uno qualunque (maurizio crosetti su repubblica) a dire cose qualunque sulle mamme 2.0, sbagliate, lacunose (anche questo vuol dire che siamo in troppe). autoreferenziali. sempre di corsa e in rincorsa del post più fico, di quello che ha più commenti, con l’ansia di non aver pubblicato abbastanza, a girare per blog lasciando saluti a cui si spera che qualcuno risponda.
    poi certo in rete nei siti di mamme si trovano anche cose bellissime. quando non sei troppo stanca, leggerle è un piacere. se non badi troppo alla logica che sta dietro a tutto ciò, e che tu ben descrivi. io non so. sono in bilico. di certo ho apprezzato quel che hai scritto, e in qualche modo – perverso – mi vien da dire che mi piacerebbe continuare a leggerti

  37. hai visto che po’po’ di dibattito?
    Forse per smuovere le acque ci voleva qualcosa di questo genere, sincera e col cuore, piuttosto dei commenti infiltrati di cui parli sopra, che mi sono andata a vedere e devo ammettere non capisco che tipo di risposta di aspettassi, quello piu’ pacato non sembrava neanche una provocazione (che non lo sappiamo che siamo cosi’? Lo dobbiamo ammettere ogni cinque minuti?) e quello piu’ graffiante non centrava il punto, infatti si capiva poco quale fosse il punto. Che ti aspettavi, un mea culpa a reti unificate da tutte le bloggers? Che poi, i blogs sono talmente tanti e mutatis mutandis le cose che vi accadono sono le stesse, cambia mamme con quelli di una certa fazione politica, cambia pannolini con cibo vegano, cambia marito distratto con capufficio bastardo. Potresti generare (se vuoi fare un altro giochetto) un blog totalmente artificiale solo giocando con queste mutazioni. E comunque secondo me i commenti seri (non di chi si e’ offeso) ci sono stati. Ma sospetto che non sia questo il punto. Spero che capirai che non sei la persona sbagliata, che forse le cose non cambieranno e forse neanche tu cambierai, e allora? Non e’ importante, non lo e’ affatto. Non ti devi adeguare, manco per niente. E se ti senti scomoda, probabilmente devi essere ben orgogliosa di avere una bella anima complessa da portarti appresso, altro che pesce fuor d’acqua. Siamo tutti pesci consapevolmente o meno, e per noi tutti ci sta un’acqua da qualche parte da cui siamo fuori. Emmenomale.

  38. Scava Mariela. Scava.

  39. Ecco, Gil, hai battuto sul chiodo. Scavare è proprio ciò che sto facendo, ciò che mi ha portato a scrivere (e non in poco tempo) questo testo – che a malapena è grande quanto la testa di uno spillo, grande è, invece, ciò che evoca e invoca.

  40. Sono d’accordo con te e amo la sintesi. Mammachepalle, trovato grazie a panzallaria era molto divertente. Non è che essere una mammablogger è come “casasalvitutti” a nascondino. Cioè tutte brave, tutte intelligenti sotto l’etichetta…
    Sei cinica e onesta, due belle qualità anche piuttosto rare. Ti auguro di stare bene con o senza la rete. ciao p

  41. GRAZIE!!!!! Sono alla 11a settimana di gravidanza e quando espongo a parenti ed amici il mio “discordante” punto di vista in merito alla gravidanza mi guardano male. Mi hanno dato addirittura del mostro! Io sono felice per il bimbo/a che chiamo Alien, ma tutte le baggianate sul miracolo della vita (siamo su un pianeta in cui tutto si riproduce pure i batteri, figurati che “miracolo”!!), le cazzate sull’ormone della felicità (???!!!!) e la gioia dei nove mesi di gravidanza: a me i capelli cadono a ciocche, ho herpes labiali grandi come la toscana che si danno il cambio, ne finisce uno ne inizia un altro, la pelle grassa, peli ovunque che non ho MAI avuto prima, coliche renali e addirittura ho iniziato a puzzare….
    Che dire, veramente una bellissima esperienza la gravidanza.
    Ho fatto l’errore di leggere questi penosi forum di future mamme ed ho capito come si genera il diabete gestazionale! Tutte cuoricini, sorrisi, oddioche bello, nessuna che si lamenta.
    Ma oggi ho scoperto mammache palle!
    Non ti ringrazierò mai abbastanza!!!!!

  42. Sono arrivata qui su segnalzione, convinta che avrei fatto un po’ di casino.

    Poi ho letto il post. Mi è piaciuto.
    Ho letto i commenti di molte che sembrano giustificare la loro presenza sul Web. Mi sono piaciuto meno.
    Ho letto frasi di gente che ha bazzicato per mesi sul mio blog succhiando quante più informazioni e consigli si potessero succhiare dire che “si alla fine hai ragione”.

    E allora mi dico: ce ne fossero di post sinceri come questo!

    Io non ho intenzione di spiegare i motivi che mi spingono a stare sul Web da 10 anni parlando anche dei miei figli.
    Non ho intenzione di giustificarmi.
    Non ho intenzione di spiegare il perchè “a casa mia” non c’è nulla di autoreferienziale.
    Non ho intenzione perchè, forse, basta leggere anche solo il nome che ho dato al blog.

    L’unica cosa che mi viene da dire è che tutto quello che racconti in questo post si adatta ad ogni blog o community che sia.
    E lo dici anche tu. E’ il Web ad essere così, non le mamme.

    Ti saluto (ringraziandoti) con una citazione che io amo molto:
    “Ho sempre amato il deserto. Ci si siede su una duna di sabbia. Non si vede nulla. Non si sente nulla. E tuttavia qualche cosa risplende in silenzio”

    Con l’augurio che questo tuo “silenzio” sia davvero la terra arata che permetta a quel “qualcosa” di nascere.

    Silvia

  43. Mi dispiace Silvia, ma questo giro non sono d’accordo con te. Forse ho compreso male le tue parole, e in questo caso correggimi.

    Amo molto la sincerità, ma quando il fine è costruttivo, non distruttivo. Mariela ha ogni sacrosanto diritto di lamentarsi di quello che le pare, di cavarsene fuori e portare avanti le sue riflessioni lontano dal web. Ma ho trovato sbagliato puntare il dito verso alcune persone, peraltro senza aver piena conoscenza di ciò che veniva giudicava.

    Se in mezzo al calderone, insieme a VereMamme, fosse venuto fuori il tuo di blog, con tanto di link, se fosse stato definito penoso, triste, banale e patetico, avresti apprezzato? Non credo, dato che è un progetto in cui credi molto. Il tuo blog si differenzia da molti altri per la sua utilità, e affermare che ciò di cui parla Mariela “si adatti ad ogni blog o community che sia”, è come dire che tutto è la fotocopia (e meglio, brutta copia) di tutto, compreso lo spazio di MammaImperfetta. E’ così che la pensi?

    In Mariela io ho ammirato il tentativo di invitare alla riflessione tutti, donne e uomini, che ha fatto ad esempio con uno dei post sul blog del Momcamp, e ho letto con interesse i commenti che ne sono seguiti.

    Ma con questo post, al di là di manifestare in modo abbastanza esplicito (e legittimo) il suo senso di disagio, ha fatto del male gratuito a tante persone, anche quelle che non sono state chiamate direttamente in causa. Non credo di essere stata l’unica ad andarmene a letto con un profondo senso di imbarazzo e il dubbio che, in effetti, anche il mio blog fosse inutile, patetico, quasi quasi domani lo chiudo, chissà. Ma questo è un passo avanti o un passo indietro?

    Io capisco che la maternità non possa essere liquidata da un paio di battute incorniciate da fiocchetti rosa e azzurri, ma questo modo di sollecitare reazioni positive si è rivelato, direi, fallimentare.

    Se invece parliamo del fatto in sè che Mariela si sia sfogata chiarendo la sua posizione, credo che a lei abbia fatto un gran bene. Senz’altro si è tolta un peso. E’ questione di punti di vista, insomma.

    Ma io, personalmente, non saprei proprio per cosa esattamente ringraziarla. Di certo non le sono grata per aver massacrato, seppur indirettamente, la passione e l’energia che ho dedicato al mio blog negli ultimi tre anni. Poi probabilmente il problema è mio, che sono altamente sensibile alle critiche.

    Per forza la gente si mette sulla difensiva: l’alternativa all’attacco è la difesa, o l’indifferenza. Meglio l’indifferenza?

  44. “peraltro senza aver piena conoscenza di ciò che veniva giudicava”
    Intendevo ovviamente “di ciò che giudicava”. Perdonate il refuso.

  45. Ciao Mariela, mi permetto di intervenire anch’io in questo dibattito.
    Non entro assolutamente in merito al MomCamp oppure a quello che lasci intuire sulla tua esperienza di mamma, anzi francamente trovo alcuni dei commenti qui sopra molto irrispettosi e decisamente superficiali.
    Volevo solo dirti che condivido in parte quello che hai scritto, che la definizione di mommyblogger mi fa venire l’orticaria e che adoro leggere post come il tuo che fanno pensare, discutere, e che ti fanno venire voglia di andare oltre.
    La mia opinione, nel caso ti interessi, la puoi trovare qui:
    http://biancax.splinder.com/post/19859112
    http://biancax.splinder.com/post/21004893

    a presto

  46. Sono d’accordissimo con Arianna.
    A proposito, Mariela, che fine hai fatto? Sei riuscita a farci venire fuori dal nostro guscio. Sono usciti spunti interessanti? Hai voglia di dirci qualcosa?

  47. Io credo che Mariela sia passata anche da me a commentare (nel post in cui ho postato il raduno toscano di mamme blogger, per essere precise), per cui ho dato per scontato che, link o non link, parlasse anche del mio blog.
    Sinceramente il problema non è che si nomini o meno il mio blog, ma la coscienza che le dinamiche del Web sono le stesse ovunque.
    Il problema non sono le mamme, se di problema si deve parlare. E’ il Web a funzionare così.
    Io vengo da anni di community e le dinamiche sono sempre quelle. Così per i blog.
    Io l’ho ringraziata per la sincerità, che per me è un pregio talmente grande da farmi passare sopra ai modi.
    Ci fosse stato il mio link sarebbe stata per me la stessa identica cosa.
    Mica stiamo alle elementari che finche le cose non ci toccano ce ne laviamo le mani.

  48. exploradora, ti sono vicina. Rispetto anche il tuo fastidio per le mamme platinate e griffate, che clonano banalità in rete taggandole come supermum. Libera espressione del sè da parte loro, libera espressione dell’hide da parte tua 🙂
    Mi sembra di intuire tra le righe che il tuo semirifiuto della maternità sia alla fine una forma di idiosincrasia per il social mammismo. Abbiamo tutti fatto un po’ indigestione di socialnetwork, un po’ di stacco non puo’ che farti bene. Però sfogati sempre, non rinunciare al tuo talento e alla tua solarità solo perchè il quotidiano pesa (soprattutto il quotidiano esporsi sui SN). Abbi cura di te, sbarazzati della negatività, e se hai bisogno chiedi aiuto, siamo tutte qua. Un abbraccio forte

  49. ciao, capito per caso ed un po’ in ritardo rispetto al post, ma sono una mamma e non so cosa possa essere un momcamp: sarà grave?
    Sono sempre stata molto alla larga da tutti i siti e/o blog che hai elencato e mi sento serena.
    Certo che la spirale mamma-brava-faccio tutto io-sono la supermamma esiste in rete e viene parecchio pompata, ma basta starne lontane e godersi i propri figli in santa pace, senza tanti termini di paragone!
    ciao e buona continuazione 🙂

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