Ho pianto

Un caro amico parlava di cosa succede quando si cade, quando un evento negativo ci spappola l’esistenza, e soprattutto di come ci si riprende. E mi ha dato da pensare.

Io ho pianto. Ho pianto tanto quando sono caduta rovinosamente; ho pianto tantissimo, di impotenza, quando non sapevo che pesci pigliare né come si facesse a respirare sott’acqua; ho pianto di amarezza quando mi sembrava di pedalare a vuoto e di non riuscire a fare altro che cadere, senza soluzione di continuità. Poi ho iniziato a piangere di sollievo, quando iniziavo a provare di nuovo le cose per davvero, a provarle con la mia percezione e non con quella ricevuta dalle circostanze; ho pianto di emozione quando ho fatto due conti e mi sono accorta che pur cadendo la ripresa si faceva sempre più veloce; ho pianto di gioia quando ho scoperto che riuscivo ad accorgermi di avere persone tossiche davanti a me *prima* che mi facessero male, e quindi riuscivo ad evitarle; ho pianto di tenerezza, nei miei confronti, nel leggere le “opinioni” del mio amico e constatare che è così, che si sta male e pure uscendo dalla zona di tranquillità si può stare male se non addirittura peggio, ma che dopo, con il tempo e con una pazientissima bonifica, si sta infinitamente meglio, si diventa padroni di sé, senza paura di perdersi.

Io non so bene come dirlo, il modo giusto lo troverò prima o poi, ma questo amico scrive spesso cose che aprono paesaggi interiori pieni di luce. Grazie.

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