I cocci

Oltre a guardarmi indietro dovrei anche prendere in mano i miei cocci, uno ad uno, esaminarli e pensarli attivamente – cioè con una volontà esplicita ed univoca di prenderli in considerazione e valutarli. La mia difficoltà risiede nel posare lo sguardo e la mente sul singolo coccio senza perdere di vista il vaso il tavolo la stanza la casa e un lungo eccetera. Riconoscere e identificare un coccio non è la parte più difficile, anzi: il problema è cosa me ne faccio, dove lo incollo se lo incollo, perché si è rotto il vaso, chi l’ha rotto. Io invece rimango ferma al coccio. Nel migliore dei casi arrivo al vaso, ma a quel punto il coccio è ormai sfuocato, impossibile vederlo con chiarezza senza impigliarmi nel vaso. Se mi concentro nel tavolo allora non c’è più il vaso, se afferro la stanza è la volta di perdere il tavolo e così via. Non sembrano esserci punti d’appoggio – ci sono, eccome, ma io sfuggo loro e fuggo da loro, non trovo il freno a mano.
Quante cose da rivedere, quanta voglia di tirare energicamente la tovaglia e far cadere tutto per terra, sentire la meravigliosa musica delle stoviglie che vanno in frantumi. La tentazione dell’annientamento è sempre dietro l’angolo. Ma, lo so, torneranno comunque a galla, i cocci, non c’è fuga che tenga. È meglio che me ne occupi, con calma ma alla svelta.

Un commento

  1. Ho trovato il blog accettando l’invito a prendere parte a Langmates. Grazie.
    E grazie per le parole che doni con questo blog. Ti avevo scritto una mail, ma è probabile che abbia un indirizzo vecchio. Scrivevo semplicemente che ti auguravo di continuare a condurre la tua/vostra vita in pienezza e serenità, nella serenità possibile, che deve sempre fare i conti con i condizionamenti del nostro carattere e della nostra vita. Ma non ne abbiamo un’altra, se non quella che ci costruiamo giorno dopo giorno.
    In bocca al lupo.

    Angelo F.

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