Le mamme, la rete. Più asfissiante di così…

Si ricomincia: un po’ alla volta tutti tornano dalle ferie, riparte il solito trantran, le corse per lavoro. Riparte anche il Momcamp, o almeno così sembra: chi chiede se faremo qualcosa alla Blogfest, chi dice che bisogna prenotare la sede per quello di Roma. E io che penso soltanto “basta, non ne posso più di mamme, momcoaching, barcamp…”. E non è recente, questo desiderio, saranno almeno due mesi che rimando l’azione definitiva. Alla fine mi decido e comunico al resto della squadra che non parteciperò più a questi eventi.

Inizialmente accettai la proposta di Domitilla di partecipare al MomCamp nella squadra di organizzazione solo perché c’era un rimborso spese, importante per me perché dovevo spostarmi parecchio e con due bimbe al seguito. Lei è una cara amica a cui voglio bene, ma non avevo tanta voglia di immergermi in iniziative legate al web proprio quando cercavo di allontanarmene, tantomeno sull’argomento maternità, per me molto spinoso. Comunque mi parve di intravedere la possibilità di infiltrarmi fra le mamme del web e lanciare discorsi impegnativi, pensavo di usare il Momcamp come megafono per trattare argomenti che ritenevo urgenti.

Una volta iniziato il lavoro mi fu chiaro perché non avevo mai frequentato i siti e i forum per mamme: sono tutte monotematiche, sdolcinate, stomachevoli, amanti dell’ironia e la battuta facile, se la cantano e se la suonano solo perché femmine che hanno partorito (come se fosse chissà quale conquista, lo fanno tutti i mammiferi). O si lamentano come casalinghe disperate o sembrano strafatte di Prozac da quanto sono sorridenti e piene di cuoricini e fiocchi rosa nei loro cari blog. E tutte convinte di essere originalissime e diverse dalle altre – ad esempio mi faceva ridere il nome del sito “Vere Mamme”, che suggerisce, in modo abbastanza esplicito, che tutte le altre sono false.

Insomma, dopo un po’ decisi di introdurre elementi di discordia all’interno del blog del Momcamp, per avviare un dibattito che avesse un minimo di sostanza, quindi invitai alcuni miei conoscenti controcorrente a scrivere (ad esempio Auro, in tono scherzoso, o Marco Cavalli, con ragionamenti molto articolati e duri). Niente: o c’erano battutine o rifiuto totale. Poi durante il Momcamp fu chiaro come la maggior parte degli argomenti trattati rientrassero in ciò che amo chiamare “il bricolage della maternità”: pannolini lavabili vs. usa e getta, e-commerce delle mamme, mamme che mettono su un sito (capirai che evento), ammennicoli per rendere più semplici le operazioni di base della puericultura (tipo lo strano strumento per non far entrare lo shampoo negli occhi)…

Fu allora che pensai di colpire di nascosto, usando un linguaggio simile a quello delle adorabili mammine della rete (mi illudevo di poterlo usare per essere comprensibile), e così creai il tumblr Mammachepalle, nome nato grazie ai siti Mammacheclub e Mammacheblog (che, naturalmente, non digerisco). L’idea era prendere in giro indistintamente le mamme che mi piacevano e quelle che non mi piacevano, per vedere se così reagivano. No, nemmeno così. Battutine, sì, ma nessuna che si chiedesse che cosa c’era di vero nella critica (se c’era), nessuna si metteva in discussione. Molto presto mi stancai.

Fin qui tutto sembra a posto, niente di nuovo sotto il sole, solite dinamiche, la rete è così, ecc. Invece non c’è una cosa che sia a posto. Ho aperto Mammachepalle perché non avevo le palle per espormi e dire le cose apertamente: che le mamme in rete mi fanno pena, che la rete stessa è triste e banale, tutta questa ansia di appartenere a un gruppo, quale che sia, è patetica (lo so perché l’ho vissuta in prima persona, patetismo compreso). Perché in parte non volevo rinunciare al MomCamp, che dopo ho scoperto fonte di contatti potenzialmente utili per lavoro. Perché una parte del mio lavoro si svolge proprio in rete e così mi gioco, probabilmente, diverse occasioni – a parte non essere più alla guida del MomCamp, in realtà mi è passata la voglia di lavorare nel web in generale, sono piuttosto nauseata. Perché pensavo di annunciare Mammachepalle più avanti, con più lavoro fatto, anche se sentivo che era pericoloso, che stavo fingendo per l’ennesima volta, che rischiavo di essere falsa (e lo sono stata) e di non saper più distinguere fra realtà e finzione. Perché sono abituata a fare le cose in segretezza, in tutti gli ambiti della mia vita.

Sono stanca. Sono stanca un po’ di tutto, ma per quanto riguarda il Momcamp e dintorni, sono stanca delle mamme della rete, che credono di essere speciali solo perché usano il pc per dire le stesse cose che dicevano le nostre nonne, giusto con una parola inglese ogni quattro italiane per fare più chic e più geek. Sono stanca anche di essere mamma, e so che non sono l’unica a sentirmi così ma in pochissime lo ammetteranno. Non so nemmeno quanta voglia ho di continuare, ormai sono qui, ho due figlie, mi si spezzerebbe il cuore a vederle tristi ma io la maternità in parte la rifiuto.

In poche parole: non so cosa farmene di me, della maternità, delle mamme online (e offline), del web in generale.

E ciò che è peggio: tutto questo è normalissimo. In tanti mi diranno che non c’è niente di strano a fare un tumblr anonimo di critica a un determinato gruppo, ce ne sono tanti in rete, si fa spesso così. Tanti altri diranno che infatti ogni tot mesi il web provoca un po’ di nausea se lo si frequenta molto, basta fare una piccola dieta lontani da Internet e poi si ritorna freschi e buoni (non vi ricorda il Sert? ma no, non può essere dipendenza, questo è il web, il futuro, la democrazia digitale, blabla blabla). E infine tante mamme diranno in coro che è vero, a volte si è un po’ giù, ci si stanca dei figli, ma se vedi i loro sorrisi, che tenerezza, che meraviglia, ci vogliamo tutti così bene. Quindi finisce che sono io la persona sbagliata, tutti sono normalissimi. E forse è proprio vero: più vedo le cose che non vanno (non solo sul web) e più mi rendo conto di quanto si tratti di uno status quo che non cambierà, che sono io a dover scegliere: o mi adeguo o vado altrove. Finora mi sono adeguata e pure adagiata. Ma mi sento sempre di più un pesce fuor d’acqua. È il momento di fare qualcosa: come primo passo mi sono tagliata fuori dai social network, ora dico addio al Momcamp. La mia maternità, invece, richiederà tanto lavoro e tanto tempo, tutta la vita.

57 commenti

  1. Scusate, ormai mi sono abbonata ai commenti e ci ho preso gusto a star qui.

    Qualcuno mi dice per favore quali sono i blog di cui parla il commento sopra? Quelli delle mamme “brava-faccio tutto io-sono la supermamma”, per intenderci.

    Perché io sinceramente più mi guardo intorno, più mi sembra di assistere al fenomeno contrario, quello del “porca miseria, che razza di madre degenere sono, non riesco a passare tutta la mia vita in contemplazione di mio figlio e toh, amo il mio lavoro, il mio compagno e i miei hobby, ma ancora non ho imparato a clonarmi. E già che ci siamo, dato che siamo in argomento, qualcuno mi insegna a delegare?”.

    Rimango in ascolto!

  2. Però, sinceramente, se venissi a confrontarti non sarebbe male.
    Ma forse abbiamo detto TUTTE cazzate.

  3. Se io fossi andata in giro per il web a scrivere di qua e di là, lasciando senza risposta i tanti commenti arrivati, il mio atteggiamento sarebbe stato senza dubbio di grande disprezzo nei vostri confronti. Ma io non sono stata su internet se non il minimo indispensabile per lavorare. Se non sono venuta da queste parti è perché avevo molto da elaborare, e gli argomenti trattati in questo post ne sono solo una traccia. Ciò che c’è dietro, sotto, è lungo e faticoso da digerire e assimilare.
    Questo testo è stato in cantiere per oltre 2 mesi, l’ho rielaborato diverse volte, l’ho accorciato, l’ho domato. Quindi non è stato uno sfogo: uno sfogo si fa di getto, di pancia. In questo caso ho pensato tanto a ciò che ho detto.
    Quello che avevo da dire è molto chiaro, chi non capisce è perché non vuole farlo, non vuole guardare oltre o semplicemente non ha la più pallida idea di quanto costi affrontare questo genere di argomenti, che richiedono tempi lunghi e tanta pazienza e perseveranza. Nulla di veritiero nasce in un giorno.
    Oggi c’è un nuovo post, l’ho scritto ispirata da Domitilla Ferrari, che prepara la community di Donnamoderna.com per la giornata contro la violenza sulle donne. Il mio testo non è consolatorio, e vuole un po’ riprendere il filo del discorso iniziato qui. Cosa c’entrano le mamme, la rete e la violenza? C’entrano, c’entrano, più avanti scriverò ancora e vedrete. Che Heidegger mi assista…

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